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Recensioni // Antonio Oberti

“.... Pagàno e religioso, idealista e materializzato, tormentato e meditativo. Vincenzino Vanetti, figlio del cantiere, in attesa di una risposta a infiniti interrogativi, trae la linfa vitale dal suo mondo artistico, dall'humus terrigno della vita. Il colore e il chiaroscuro saturi di luci e tenebre, di convulsioni plastiche e di improvvise macerazioni, sono dunque una scelta libera, non coatta o negativa. Lo sollecitano ad agire le qualità formali per lanciarle, orgiastico e pudico nello stesso tempo, nel tumulto della vita. Al fine di purificare, condannando, la storia dei sentimenti e la realtà del mondo. Con un crescendo che si fa sempre più intenso e preponderante. Sono il suo colloquio con l'arte, vale a dire una capacità innata che fa del Vanetti un personaggio sempre pronto ad imbastire e risolvere senza parere, un dialogo denso di significati e di allusioni, senza mai preoccuparsi di apparire diverso da quello che è: un suscitare di emozioni estremamente intense....”

 

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